Sì perché la manovra, come spiega Girolamo De Michele nel suo densissimo e utilissimo articolo su Carmilla, la pagheranno i redditi più bassi, mentre alla fettina di popolazione più agiata che dichiara qualcosa al fisco non si domanderà che un obolo di solidarietà, più o meno quanto spenderebbero all'anno in monetine di resto regalate a un mendicante. Nessun tentativo di redistribuzione che riguardi anche le istituzioni che questa crisi l'hanno prodotta, nessuna volontà di riprendere in mano un minimo di controllo su quanto sta accadendo.
Come scrive Luciano Gallino in Finanzcapitalismo, lasciare le
cose come stanno significa dare a questi signori "il potere di decidere che cosa produrre nel mondo, con quali mezzi, dove, quando, in che quantità. Il potere di controllare quante persone hanno diritto a un lavoro e quante sono da considerare esuberi; di stabilire in che modo deve essere organizzato il lavoro; quali debbano essere i prezzi degli alimenti di base, di cui ciascun punto percentuale in più o in meno aumenta o diminuisce di una quindicina di milioni, nel mondo, il numero degli affamati; quali malattie sono da curare e quali da trascurare".
Cosa ci vuole per risolvere questa situazione? Prima di tutto una coscienza di classe altrettanto ferrea di quella che hanno i signori come Buffet. Smetterla di fare il tifo per la squadra che gioca contro di noi, guardarci intorno, e vedere che siamo tanti più di loro, che siamo quasi tutti. Come diceva ancora De André, in questa galera a cielo aperto siamo finiti da soli, ora dobbiamo trovare il modo di andare insieme verso l'uscita.

Nessun commento:
Posta un commento