lunedì 22 ottobre 2012

WWWomen

La rete è quel luogo straordinario in cui anche le teorie più bislacche possono trovare sostegno in un blog del Fatto Quotidiano. Giampaolo Colletti appartiene proprio a quella squadra di blogger, ed ha un'idea a dir poco fantasiosa che riguarda le donne e la rete stessa. A volte verrebbe da credere a quanti, tipo Casaleggio, sono posseduti dall'immagine di un world wide web dotato di una propria volontà e di una vanità da divo dell'infotainment, dato che si ottiene tanto più spazio quanto più gli si liscia il pelo. La realtà è che parlare in modo acritico e superficiale della rete in rete equivale, esattamente come accade in televisione, a raggiungere il punto zero dei contenuti, il nulla assoluto, che è proprio il risultato che molte imprese digitali, come ad esempio quelle per cui lavoro, si pongono. Pare infatti che i link sponsorizzati si incollino alla perfezione attorno ai testi che non parlano di nulla.

Tornando al Fatto Quotidiano e a Colletti, mi sono imbattuta in un post che, data la mia posizione lavorativa di picchiatrice di tasti sul web, non poteva non incuriosirmi: "Donne più disoccupate degli uomini, non in Rete".  Qui si sostiene che nella crisi le donne se la cavano di gran lunga meglio degli uomini, poiché il loro tasso di occupazione nei primi due semestri del 2012 è aumentato del 1,3%. L'autore tralascia di citare il fatto che l'Italia è agli ultimi posti in Europa (con l'unica eccezione di Malta) per occupazione femminile, che le donne in età lavorativa che effettivamente lavorano nel nostro paese sono meno del 50% e che l'Italia ha ancora un primato europeo, quello della maggiore differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile. Dettagli. La crisi è un momento d'oro per le donne, che a causa di qualche misterioso incantesimo finiscono per trovare lavoro in un momento in cui il lavoro non c'è.

L'incantesimo, secondo Colletti, è la creatività delle donne, il loro istinto di startupper nate, la loro capacità di creare prodotti carini e sfiziosi. A riprova di ciò, cita il caso del sito culinario Giallo Zafferano. Ah che meraviglia queste donne che inventano, creano, si adattano alla nuova congiuntura economica di disgrazia. Mica come gli uomini, che rimangono aggrappati all'idea del posto fisso. E' la narrazione del governo tecnico, che magnifica le gioie del lavoro iper precarizzato perché è moderno, dinamico, giovane. Persino donna. Eccolo il nuovo che avanza.

Ed è proprio questa infatti l'ossessione di Colletti, il quale ha avuto la pensata di fondare un progetto di studio e un sito, WWWorkers,  per parlare dei lavoratori e delle lavoratrici (soprattutto delle lavoratrici, dice lui) che decidono di liberarsi di quella noia mortale che è il posto fisso per imprenditorializzarsi e seguire le loro passioni. Lui lo dice davvero! Sì vabbé, qualcuno magari è anche co.co.pro, però la maggior parte sono di sicuro lavoratori a tempo indeterminato, che si sono liberati della schiavitù delle quaranta ore, delle tredicesime e delle quattordicesime, dei congedi familiari e di tutte le altre tutele, per abbracciare l'ignoto. E' questo lo spirito giusto per uscire vivi dalla crisi. Si salveranno gli ottimisti e gli avventurosi, e alla fine sarà un mondo migliore.

La prova di questa tendenza e del fatto che le donne sono in prima fila nel cambiamento, sta nel fatto che le lavoratrici autonome qui da noi sono il 16% del totale, contro una media europea del 10%. Qui il termine "autonome" sembra proprio andare a braccetto con l'emancipazione delle donne, laddove emanciparsi vuol dire lavorare in proprio. Nessuna lampadina che si accende quando il dato sulle lavoratrici autonome italiane viene messo a confronto con quello degli stipendi medi nel nostro paese, che sono i più bassi d'Europa per tutti, ma che per le donne sono il 20% in meno di quelli degli uomini. Nemmeno nominata la Partita IVA, che è il titolo meno romantico delle lavoratrici e dei lavoratori autonomi, una formula che ormai anche nel mainstream non evoca di certo più la libertà e la realizzazione di sé.

Tuttavia, Colletti continua ad osservare dalla sua finestra la brulicante vita della rete, con il sorriso sulle labbra, lieto di scaldarsi il cuore con la certezza che quel fermento vitale, finalmente, stia conducendo le donne all'emancipazione.

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