giovedì 28 aprile 2011

Il Pd è di destra e Grillo è una merda

Stamattina, gironzolando per blog, mi sono imbattuta in un interessantissimo post con annessa discussione su sciopero generale e Primo Maggio, scadenze vicinissime verso cui la maggior parte di noi non nutre che un fioco e nostalgico lumicino di sentimento.Io non credo nel lavoro come tassello fondamentale della vita, meta prediletta delle energie e delle ambizioni. Di tutto questo, come si sarà capito, ne ho le palle piene. Si tratta di una retorica truffaldina che oggi fa solo il gioco di chi del lavoro altrui può scegliere. Mia madre ne parla ancora con sincera convinzione, ma all'epoca era un'altra epoca, per davvero. Io penso che la felicità vada raccolta pezzetto per pezzetto, girovagando, perdendosi in tanti sentieri. Come quando si va per more. Ok, chiudo la parentesi filosofico-bucolica.

Il lavoro ora come ora è un bene, qualcosa che si può o non si può avere e che fa status, come la macchina o il cellulare. L'aspetto di realizzazione ed espressione di sé attraverso il lavoro, del proprio lavoro come qualcosa di utile che contribuisce al progresso della società è, a mio avviso, perduto. Al suo posto, ci ritroviamo la competizione selvaggia, l'individualismo, una società di egocentrici affetta dalla fobia della cooperazione. L'idea di lavoro, oggi, rimanda a tutta un'altra camera di implicazioni, rispetto a qualche decennio fa.
Proprio per questo, il Primo Maggio è importante. Ci ricorda che ci sono stati altri modi di intendere il lavoro e di lavorare, ci da una prospettiva storica sul lavoro.

Non solo: ci ricorda della lotta, fatto indispensabile in un periodo in cui la storia viene immaginata solo come qualcosa che ci piomba addosso dall'esterno (come un aereo sulle Twin Towers) o che si realizza magicamente dal nulla, nelle misteriose alchimie dell'Evento. Entrambe le motivazioni chiamano in causa le basi dell'esistenza stessa della "sinistra" e rendono la data del Primo Maggio una ricorrenza dalla fortissima carica simbolica, che da sempre evoca concetti come l'uguaglianza, la solidarietà, l'unità e, appunto, la lotta. Non per nulla il fascismo la vietò, e in Iran i Khomeinisti, dopo essersi affiancati al Partito Comunista per cacciare lo Shah e salire al potere, aggiunsero a tale aura semantica una spruzzata di religione, per poterne fare parte e rosicchiare man mano i consensi e la forza che i comunisti avevano conquistato.

Che dire di un partito la cui avanguardia è rappresentata da uno che boicotta il Primo Maggio, fa il tifo per Marchionne e si riempie la pancia alla tavola di Berlusconi? Semplicemente, che è di destra. Perciò, voi elettori del PD che vi giustificate proclamando l'assoluta necessità di arginare Berlusconi, sappiate che forse state facendo effettivamente un dispetto a Berlusconi (un dispettuccio, in ogni caso. Roba da infanti in età pre-scolare), ma che state votando a destra. Siete elettori di destra. Volevo solo dirlo.

Riguardo a Grillo: ci sono una marea di motivi per cui lo disprezzo al punto di definirlo come da titolo. L'ultimo l'ho aggiunto alla lista proprio oggi. Osservando la piazza più importante di Savona, la mia città d'origine, gremita di gente per la presentazione della lista Cinque Stelle (corredata di spettacolo comico, of course) ho potuto trovarvi le testimonianze delle più importanti battaglie del mie territorio, battaglie sacrosante che vanno a toccare i nervi del nostro modello economico.

Si tratta del no all'ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power, alla nuova piattaforma container Maersk, e alla realizzazione di un nuovo mastodontico porto turistico nella storica zona della Margonara. Carbone, container e cemento, le tre C da cui dipendono l'economia della mie regione e di una buona fetta del paese.

Ma non sarebbero state più forti e più belle quelle lotte senza il fiume di strepiti di un buffone la cui arte comica non va oltre l'urlare parolacce, sparato a volume assordante, nel cuore della piazza? C'è davvero bisogno di lui? Nella bruttezza e nell'indifferenza assuefatta che ci circondano, è davvero meglio che ci sia piuttosto che no?

6 commenti:

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  2. il lavoro nobilita l'uomo.
    e non pensiamo che il lavoro coincida con la persona e la persona con il lavoro.
    e ogni lavoro è lavoro, quindi tutto uguale.
    e la persona, in quanto tale e trascendente dal lavoro, lavora e basta. indifferentemente dal lavoro.
    però, non facciamo finta che se io faccio la baby-sitter odiando i bambini o il tycoon amando gli affari sia uguale.
    e ciò non dicendo che fare il tycoon sia meglio che fare la baby-sitter, ma bisogna fare i conti con se stessi e le proprie capacità per poi inserirsi nel lavoro.
    non sono un 6 politico, cioè tutto uguale per tutti. e io, in quanto me, non potò fare certi lavori perché o non competente o perché non capace o perché non mi interessa o perché non mi piace.
    ma nel range delle cose che posso e voglio fare, tutto va bene.
    però il compromesso va trovato: non posso né mirare a fare il presidente della repubblica né pensare di fare l'economa (mai darmi la carta di credito: quando pago penso che siano dei deficienti perché mi restituiscono la carta, quindi non hanno avuto nulla :D)
    consapevolezza e azione!!!
    non credo di essermi espressa bene e di essermi fatta capire. ma pazienza.

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  3. Certo che non è uguale, però è anche vero che la retorica del "ognuno deve seguire i suoi sogni e le sue ambizioni" oggi combacia pericolosamente con quella "fai il lavoro che ti piace quindi è giusto che lavori gratis e ti fai un mazzo pazzesco, devi fare la gavetta e poi ti serve pure per il curriculum". Questo intendevo. In effetti non era molto chiaro :)

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  4. concordo che la schiavitù sia stata ufficialmente abolita nel 1880 (? chiedo conferma!!!)
    però le due cose non sono agli antipodi.
    non sono bianco versus nero o bello versus brutto.
    ancora da pedalare e finir di "formarci" in qualcosa che c'interessi (almeno un 6/7), ce tocca!!!
    le due cose non sono discordi, ma bisogna essere molto concreti e riuscire a fondere le 2 cose.
    tento di spiegarmi meglio: parlando con amici, conocenti, etc., sento diffuse 2 situazioni:
    1- parcheggiati in un posto che odiano
    2- in ricerca dei sogni
    in entrambi i casi, l'aderenza alla realtà non c'è e lo sbattimento per ottenere qualcosa manca.
    sbattimento per prepararsi ci dev'essere, ma accompagnato dal ridimensionamento delle aspettative a contatto col reale (altrimenti poi iniziano le nevrosi e le isterie).
    cioè ... pensa al laurearsi: ti sbatti per studiare, in un ambito d'interesse.
    purtroppo la nostra non è una laurea che ti faccia arrivare subito nel mondo del lavoro. e neanche le altre.
    pensa a tuo babbo: altri 3-4 anni di specialità.
    mi sono fatta capire?

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  5. Sinceramente non so se ho capito bene. Dici che è necessario trovare qualcosa che ti piaccia fare, pur rimanendo a contatto con la realtà? Certo, sono d'accordo.
    Anche d'accordo sul fatto che la nostra laurea non dia accesso al mondo del lavoro...e infatti io non ho cercato in base a quello! Ma proprio perchè ho quella laurea è più difficile trovare lavoro!Non solo non serve (che vabbè), ma ci penalizza!

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