Costa Concordia, mostro di 300 metri e 114.000 tonnellate, muore oggi a poche decine di metri dall'Isola del Giglio, parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Questo Titanic nostrano, ucciso per consentire ai 4000 passeggeri di scattare suggestive fotografie notturne di quel presepe naturale che è, appunto, il Giglio, era stato costruito nei cantieri di Sestri Ponente ora minacciati di chiusura e in mobilitazione.
Alcuni di quei 4000 passeggeri la grande nave li porta con sé, e questa è una tragedia che toglie ogni parola.
Sembra che quella sfilata panoramica, durante la quale la nave scuoteva l'isola con il suo boato di saluto, fosse un'abitudine, che fosse parte del pacchetto che il viaggio comprendeva. Scavare con la chiglia alcuni dei fondali più belli del Mediterraneo solo per regalare ai passeggieri uno scorcio di meraviglia era una prassi comune.
All'interno, nel frattempo, un equipaggio di 1100 persone si adoperava per nutrire, scaldare, rassettare, lucidare, dissetare, intrattenere, servire. Da quando la Costa approda a Savona, nel piccolo porto della mia città è nato un negozio di generi alimentari filippini che apre praticamente solo quando la nave è attraccata. Ed era proprio lì che era diretta, per poi continuare verso occidente. Di quello che il passaggio della Costa Concordia comporta nella mia piccola città, ho parlato qui solo pochi giorni fa.
La vicenda di questo mostro, di questo parco giochi galleggiante, è un proverbio sulla crisi. Chissà, forse qualcuno lo prenderà anche come un segno, all'alba di un 2012 che per certi pazzi è già sinonimo di Apocalisse e che in ogni caso sembra ci farà accelerare sempre più sulla strada del default. Di certo è una notizia che colpirà non poco quel che rimane della classe media europea, che credeva di poter sognare ancora, di poter continuare a livellare il fondo del mare a misura dei suoi desideri di lusso e spensieratezza, in quello scrigno di indifferenza e lustrini che la nave da crociera, da sempre, è.
Secondo le ultime notizie diffuse da Rai News 24, la proprietà ha già messo in moto una squadra di lavoratori specializzati nella messa in sicurezza e nel recupero di simili giganti. Ma anche ipotizzando che con una cicatrice di 70 metri sul ventre un paese dei balocchi del mare possa riprendere il compito per cui è stato varato, è certo che qualcosa, in quel mondo di sogno, si è spezzato.
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