martedì 26 luglio 2011

Breivik, i lettori di Libero e le donne

Io di lettore di Libero ne conosco abbastanza bene uno solo. E’ un uomo che ha superato la cinquantina e che, nonostante io dimostri in ogni modo di odiarlo, non riesce a evitare di farmi l’occhiolino e di darmi dei colpetti sulla testa per avere la mia attenzione mentre sto lavorando. L’anno scorso, prima che iniziassi a trattarlo male anche davanti ai suoi pazienti (perché sì, quest’uomo è una specie di medico), aveva anche preso l’abitudine di tirarmi i capelli. Mia madre dice che con lei lo fa di continuo e che si diverte a raccogliere i capelli femminili che trova sui vestiti o sulle nostre sedie e a metterglieli sull’agenda o sul computer. Quest’uomo è fermamente convinto che gli “islamici” – ma perché cazzo non riusciranno a chiamarli musulmani – ci stiano invadendo, che bisognerebbe cacciarli tutti e che sarebbe meglio se ci fosse la secessione, perché tanto sotto Firenze non c’è nulla da vedere e lui, per quel che lo riguarda, non ci mette mai piede.

L’idea dell’invasione islamica e della necessità di una nuova crociata è molto presente agli elettori di destra italiani, nonché lettori di Libero, il Giornale o la Padania. Qui qualche esempio.

Tuttavia, oggi mi preme sottolineare un particolare aspetto della questione, che spesso viene tralasciato a favore di una generica “paura del multiculturalismo”: l’antifemminismo storico della destra, compresa questa destra particolarmente feroce.

Dello stragista ultra-conservatore Anders Behring Breivik ormai si sa quasi tutto – tranne le cose più importanti, tipo chi sono stati i suoi finanziatori e gli assai probabili complici. Si conoscono le sue opinioni, ad esempio, riguardo ai membri femminili della sua famiglia, alle donne in generale e al femminismo. Breivik afferma, nel suo famosissimo documentone e con parole riportate dal Corriere, che sua madre e sua sorella hanno visto le loro capacità intellettive e procreative ridotte per il fatto di aver avuto troppi partner. Dice che la società dovrebbe tenere conto delle differenze naturali tra uomini e donne e che il ruolo delle donne è decisamente quello di dedicarsi alla cura e alla procreazione. Niente di nuovo, certo, basta leggere un qualunque scarabocchio di Massimo Fini per ritrovare lo stesso genere di idee.

Ogni cultura politica che divide l’umanità in razze, nel senso foucaultiano, cioè tipi umani, comunità o quant’altro vuole il controllo sulle donne. La purezza della “razza” può essere perseguita solo laddove c’è il controllo sulle donne (cioè sugli uteri). L’antifemminismo è una delle matrici fondamentali della destra, che ha come suo centro la cosiddetta “tradizione”. La tradizione è il luogo in cui i rapporti di forza uomo-donna sono fissati in un immaginario equilibrio tutto a vantaggio dell’uomo. Non esistono altri modelli di donna che non siano la madre e la prostituta.

Sto scrivendo delle banalità, ma mi premeva sottolineare questo aspetto dell’ideologia a cui Breivik, ma anche Borghezio, Massimo Fini e tutti coloro che veleggiano a destra, si ispirano. Loro si oppongono ad ogni idea che tende all’uguaglianza di tutti gli esseri umani, e quindi anche all’eguaglianza tra i sessi.

Qualcuno su twitter ha giustamente messo in guardia contro il rischio di “psichiatrizzare” il fascismo, e io sono perfettamente d’accordo. L’antifemminismo di questa gentaglia non ha a che fare con la loro infanzia da figli di divorziati, o con un’adolescenza di spasimanti rifiutati, o con una vita adulta solitaria. Riguarda un’ideologia che ha tra i suoi punti fermi il fatto di attribuire alle donne un posto preciso nel mondo, un posto di naturale sudditanza.

Il lettore di Libero che non riesce a salutarmi come saluterebbe un uomo, con un normalissimo “buongiorno” e che si sente in diritto di disturbarmi per tirarmi i capelli non ha (solo) un problema di relazione con le donne, ha un’ideologia che giustifica quel tipo di relazione. Non è un cretino che non sa avere a che fare con le donne, è un reazionario qualunque.

Breivik, che enumerava i partner sessuali di sua sorella, non è un uomo ossessionato da quanto trombano le donne che lo circondano. O meglio, lo è, ma allo stesso modo di un reazionario qualunque.

8 commenti:

  1. Peersonalmente ciò che odio dei reazionari è che non lasciano libertà di scelta: vuoi vivere in maniera "tradizionale" (qualunque cosa significhi)?Ok, ne hai tutto il diritto ma lascia in pace chi vive diversamente.
    Bè poi almeno Massimo Fini è coerente mel suo antimodernismo reazionario: vuole la donna obbediente e docile, pensa che le donne occidentali trombino troppo (e sopratutto mi sa che non trombano lui, ma ovviamente non è solo una questione di frustrazione personale) e infatti ammira i talebani (il suo ultimo libro è la biografia di uno dei suoi eroi: il mullah Omar) invece Breivik odia tanti suoi potenziali "camerati" musulmani, la cosa che mi colpisce di queste persone è che spesso si detestano tra loro invece di capire quanto la loro visione del mondo sia simile..non che la cosa mi dispiaccia, il problema è che invece di scannarsi fra loro scannano spesso i loro stessi connazionali e/o correligionari che vorrebbero solo vivere in pace.
    Comunque non sono un giurista quindi potrei dire una cavolata, ma il tizio che ti tira i capelli..mi sembra un comportamento molto vicino al reato di lesioni personali.
    Comunque per ridere un po' (anche se amaramente) ecco cosa scrivono i Paguri (si tratta di Daniele Caluri ed Emiliano Pagani due toscanacci di Livorno autori di Don Zauker, fumetto di corrosiva satira anticlericale del Vernacoliere):
    http://donzauker.it/2011/07/25/restiamo-arretrati/

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  2. Paolo questa cosa della libertà di scelta la dici di continuo, però non vedi il problema delle tue stesse affermazioni. Finchè non c'è uguaglianza la libertà di scelta è sempre limitata, distorta, falsata. La "libertà di scelta" è un'idea di emancipazione falsa quanto una moneta da tre euro, e questa cosa è stata detta in tutte le salse nei blog che entrambi frequentiamo.

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  3. non mi sembra di aver mai negato o sminuito il valore dell'uguaglianza (che è tutt'uno con la libertà), da rendere effettiva nella società, ad esempio, tramite il welfare (sanità e scuola pubblica e laica, asili comunali a prezzi accessibili, la responsabilità sociale delle imprrese previsto dalla nostra stessa Costituzione), il sostegno all'occupazione in generale e a quella femminile in particolare, congedi parentali obbligatori anche per i lavoratori padri, comunque ora non posso dire di più, mi sto preparando per tornare a casa dopo una breve vacanza in Calabria (da dove ti scrivo).

    Ciao

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  4. si però ogni volta che si parla di problematiche di genere te ne esci con il fatto che ognuno è libero di scegliere...in questo modo spazzi via il significato sociale del problema. L'antifemminismo dei reazionari diventa qualcosa che fa da ostacolo alla libertà di scelta individuale. Perdonami, ma sinceramente la trovo una visione un tantino annebbiata. Riusciamo invece a parlare del progetto di società che c'è in quelle idee e del fatto che esso affascina molte persone (in larga parte uomini)?

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  5. sono tornato!
    me ne esco sempre perchè ritengo che la libertà e la responsabilità che ne consegue siano fattori importanti senza voler sminuire l'uguaglianza e la giustizia sociale senza le quali libertà non vuol dire nulla e non vedo come questo possa essere di ostacolo a parlare del perchè ci sia gente affascinata da visioni reazionarie: per me dipende dal fatto che l'idea di un "ritorno all' Ordine, "la Tradizione" l'idea di un Padre Severo (prete, rabbino, imam, ayatollah, libro sacro o Autorità di qualunque tipo) che ti dice cosa fare, cosa pensare, quando, come e con chi trombare ecc.. che insomma decida al posto tuo cosa è meglio per te ti solleva dalla responsabilità di dover pensare con la tua testa (e quindi pure di commettere errori), il recupero di una idea (per quanto fittizia) di "Tradizione" pre-moderna ti solleva dal peso di doverti misurare con le difficoltà e le contraddizioni della modernità, questo secondo me è il motivo per cui c'è gente affascinata da queste cose, se poi ci aggiungi che in queste visioni tradizionaliste la donna ha sempre una posizione subordinata all'uomo (poichè passa da stare sotto il controllo del padre a quello del marito) si può spiegare perchè molti uomini sono affascinati da questa visione che vedono come una sorta di "Paradiso perduto" a causa del '68, la sex revolution, il femminismo, la legge sul divorzio che a parer loro defrauderebbe i padri separati del loro stipendio e del loro ruolo genitoriale a vantaggio delle ex mogli, ho avuto su internet molte discussioni con gente che sosteneva queste cose..personalmente mi ha sempre colpito una cosa: non ho mai visto un'associazione di padri separati battersi per l'occupazione femminile (eppure se più donne lavorassero e fossero economicamente indipendenti la cosa andrebbe anche a loro vantaggio) o per i congedi parentali obbligatori anche per i lavoratori padri così da poter stare con quei figli che dicono di amare tanto..mi sbaglierò ma credo che molti uomini si ricordino di essere padri solo dopo la separazione.
    Forse sono andato OT, comunque se la mia visione ti sembra "annebbiata" mi spiace..io così la vedo.

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  6. cioè spero anzi sono fiducioso che gli uomini reazionari non siano affatto "molti" 8tra i miei coetanei non ne ho mai conosciuto nessuno, per fortuna) anche se navigando in internet ci sono sacche di oddio che fanno spavento

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  7. eh il discorso sui padri separati è molto interessante e le tue osservazioni rendono perfettamente chiaro dove si collochino in fatto di reazione.
    Io invece, purtroppo, di gente così ne conosco eccome. Tra le persone che frequento i numeri sono bassi (altrimenti dovrei proprio cambiare giro!), però ti assicuro gli uomini progrediti non sono affatto la norma. Un po' di tempo fa raccontavo su Lipperatura l'esperienza che ho fatto quando ho organizzato, insieme a Don Cave, un dibattito sulla discriminazione di genere in piazza Maggiore. La maggior parte degli uomini intervenuti non capiva neanche perché si parlasse di "discriminazione", sosteneva che fossero paranoie o, peggio, un tentativo di schiavizzare gli uomini (già, nella loro testa, sottomessi).

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  8. Scusami,ma Massimo Fini e Breivik sono completamente diversi.Breivik aveva lo stesso identico pensiero di Daniel Pipes,Bernard Henry Levy e ahimè dell'ulitma Fallaci.Fini è antioccidentalista,Breivik è occidentalista.Breivik è di quella destra islamofoba ma antirazzista e multiculturalista a suo dire,filoisraeliana e antiantisemita,"democratica" e antireazionaria a suo dire.I gruppi più vicini al pensiero di Breivik sono i suoi amici dell'English e della Jewish Defeance League,frange del partito repubblicano ma anche democratico USA(Hilary Clinton,neocon e compagnia)quella parte del mondo femminista che denuncia il "patriarcato islamico" e l'invasione "maschilista" dell'Islam(tra cui le Femen)Gentiloni della Lega,gli Antideutche tedeschi e parte del movimento antifa che considerano i mussulamni come i nuovi figli di Hitler ecc.Breivik si è dichiarato antifascista,antiantiebraico,sionista e difenasore dell'Occidente democratico dal nuovo nazifascismo rossobruno islamico.Basta leggersi ciò che ha scritto.

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