mercoledì 14 marzo 2012

It's a message to you, Rudy

Le cucine sono un ambiente molto particolare: tanto forzatamente femminilizzate nella loro dimensione privata (si vedano le pubblicità di commestibili o di prodotti per la casa , passate pressoché indenni attraverso qualunque mutamento sociale), quanto immancabilmente maschili in quella pubblica.

Le cucine dei ristoranti, fatte salve le incursioni di cameriere e personale di sala vario, sono una zona praticamente off-limits per le donne, in cui gli uomini impongono il loro ordine attraverso il mantenimento di una sorta di caos militare. E come in ogni esercito anche qui ci sono ruoli ben precisi, determinati da una gerarchia che ricalca, cercando persino di approfondirle, le fratture che ci sono nella società, ovviamente debitamente interpretate con gli occhiali del virilismo più squallido e marcio. Perciò gli italiani saranno superiori agli stranieri, e tra gli stranieri i più vessati saranno quelli che parlano peggio l'italiano, ma anche quelli che non hanno una moglie o una fidanzata, e che si dimostrano particolarmente imbranati nel rapporto con le donne (ovviamente sempre nell'ottica disturbata del maschilismo).

E la lavoratrice che per sua disgrazia si trova in un simile ecosistema? Che fine fa? Come se la cava? Così come nell'esercito regolare, le donne sono outsider, che quindi si vedono assegnata una posizione dopo un certo periodo di assestamento in cui la malcapitata viene testata. I cuochi - i colonnelli delle cucine - la mettono alla prova con battutine fastidiose o assegnandole compiti comunemente considerati poco adatti ad una donna. Agli stress test la lavoratrice può rispondere affermando la propria identità di genere - e nel qual caso sarà condannata ad una vita di esoneri e di iper-femminizzazione del suo ruolo tanto da essere, alla fine, sputata fuori dalle cucine stesse - oppure pretendendo di essere trattata alla pari di un uomo. In questa seconda circostanza dovrà continuamente contrattare la sua collocazione e magari anche, se è particolarmente testarda ed utopista, utilizzare la maggiore respirabilità dell'aria (pur putrida) che la circonda per agire come un cuneo nei confronti delle apparentemente inscalfibili gerarchie della ristorazione. Laddove riuscisse, l'enormità dell'impresa e il suo profondo significato politico la riscatterebbero certamente da una vita lavorativa di miseria intellettuale e noia. Potrebbe affermare, quantomeno a se stessa, di essere un'eroina del proletariato e di aver dato il suo contributo sulla via del progresso della classe operaia verso una società di uguali.

Così l'ostinata lavoratrice combatte le sue battaglie, anche se la loro portata non supera la soglia dell'ingresso posteriore di un ristorante. I marxisti direbbero che le lotte più piccole servono a dare alla classe la self-confidence necessaria per, un giorno, guidare la rivoluzione.

E tra tutte le battaglie quella certamente più significativa dal punto di vista della discriminazione di genere è quella sul caffè. Fare il caffè tocca a lei, di default, anche se sta facendo altro. Così come è suo compito versarlo e zuccherarlo per tutti, affinché la dolcezza e la grazia innate al suo sesso possano elevare al massimo grado di gradevolezza un rituale che sancisce l'inizio della giornata. Ovviamente interrompere uno qualunque dei compiti ripetitivi e monotoni che svolge in cucina per fare il caffè non le costa nulla in termini di performance lavorativa, ma ha certamente un prezzo simbolico e di rappresentazione che la tenace femminista non vuole per nulla pagare. "Fallo tu", dice lei al collega che ha avanzato la proposta. "Io?" risponde lui non capendo il motivo del rifiuto. "Devo tagliare il pane", afferma la lavoratrice fingendo affaccendamento. Dopo un attimo di esitazione, il collega accetta e inizia a svitare la caffettiera con la testa china sul lavandino, come se non avesse mai preparato un caffè in vita sua.


PS: ho appena scoperto che la ricerca "cuoco" su google immagini da questo risultato: qualche clip art comica sul mestiere del cuoco, seguita da centinaia di immagini della protagonista femminile di Big Bang Theory.

5 commenti:

  1. "ho appena scoperto che la ricerca "cuoco" su google immagini da questo risultato: qualche clip art comica sul mestiere del cuoco, seguita da centinaia di immagini della protagonista femminile di Big Bang Theory."

    Bè lei del resto si chiama Cuoco! (grande Penny!)

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  2. Molto interessanti questi tuoi reportage dal mondo della ristorazione (le uniche cucine di ristorante che conosco io sono quelle di Gordon Ramsay su Cielo e Real Time)

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    1. Ciao Paolo! Lo so che la tipa si chiama Cuoco, ma ugualmente mi stupisco per la quantità di immagini sue che compaiono in seguito alla ricerca.

      Le cucine sono un posto interessante per chi ama il cibo e ha un interesse anche antropologico. Sono molto istruttive da questo punto di vista. Però ecco quando ci lavori i ristoranti perdono tutta la loro poesia.

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    2. Hai provato "cuoca"?

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    3. se cerchi cuoca in effetti il risultato è più vario. ci sono quantomeno diverse paia di tette. grazie per il consiglio molto intelligente

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