Se avete un contratto a progetto, può capitare che il vostro datore di lavoro sia uno di quei padroni di buon cuore, che vi tiene a progetto perché - dice lui - non è che può fare altrimenti, con i tempi che corrono. Allora non se la prenderà se non vi recate al lavoro per un giorno o due, e non vi decurterà l'assenza dal già magrissimo mensile. Piuttosto, utilizzerà la sua generosa concessione come un argomento per dimostrare che ok, sei a progetto, però è come se ce le avessi le tutele, è solo che così paghiamo meno tasse, però vedi che poi la malattia, per esempio, ce l'hai. Codesti padroni di solito non assumono donne perché hanno il problema che restano incinte, e vi preferiscono anche se non siete del sud, non tanto per razzismo quanto per il fatto che più è lontana la vostra famiglia e più potrebbe venirvi la voglia di chiedere le ferie.

Se siete dei portapizze, magari pakistani, andrete al lavoro lo stesso. Un paio di giorni di assenza, con la concorrenza che c'è, possono costarvi il posto e così, nonostante il lavoro che fate vi porti ad ammalarvi anche più degli altri precari, passerete come al solito la giornata a cavallo di un motorino, con l'aria fredda che vi taglia gli occhi e le guance. Butterete giù una tazza di té al cardamomo sperando che vi preservi dalla polmonite che, tra le sigarette e il lavoro, non smette un attimo, per tutto l'inverno, di seguire i vostri passi.
Se invece siete pagate ad ore e per di più in nero, vi farete un sacco di paranoie. Dopo una buona mezz'ora di titubanza, chiamerete il vostro capo e, nella nebbia della febbre, scambierete il suo "Non preoccuparti, ce la facciamo" per una formula di licenziamento. Passerete tutta la mattina a implorare un'entità qualunque affinché ingolfi il telefono di chiamate, faccia andare il tilt la cassa e magari renda anche i colleghi improvvisamente muti e alieni alla lingua italiana. Qualunque cosa riesca nell'intento di far capire al capo che voi, ancorché generiche e superprecarie, servite.
Se invece vi trovate nella condizione di non avere neanche uno straccio di lavoro, nemmeno la partita IVA, neanche un rimborso spese simbolico, l'influenza rappresenterà per voi una magnifica occasione di vacanza. Finalmente potrete passare una giornata a leggere, a scrivere o a fare quello che vi pare - almeno negli intervalli tra un pisolino febbricitante e l'altro - invece che trascorrere il vostro tempo tra interinali, colloqui più o meno fittizi, trame relazionali che potrebbero, forse un giorno, materializzarsi in una vaga possibilità di collaborazione occasionale. Ve la godrete, l'influenza, come quella tregua che cercate da tanto, come il poter riposare senza sensi di colpa, senza il dubbio, martellante, di essere causa del vostro stesso male.
In ogni caso, sia che abbiate accolto con favore o meno l'influenza, sappiate che forse ve la siete presa da un portapizze che ha starnutito sul vostro pranzo.